mercoledì 31 gennaio 2007

Partenza.


Un saluto caro a tutti gli amici "bloggers": faccio una pausa e sarò di nuovo in rete fra una decina di giorni. Io e la mia compagna siamo nuovamente in partenza per le Canarie, per l'isola di Tenerife: così anticiperemo la primavera recandoci nella terra dove essa è sempre presente. Le sette Canarie, le Isole Fortunate, il mitico giardino delle Esperidi oltre le Colonne d'Ercole, l'Atlantide, l'antica e simbolica meta di conoscenza e esperienza di ciò che sta oltre il conosciuto... Così è anche per noi: oltre alla vacanza come "vuoto" (vacuum), distensione e riposo, solitamente proviamo laggiù una sottile senzazione, un non so che di antico, magico e misterioso. Una vacanza, un viaggio, in fondo significano anche e soprattutto rigenerazione, rinnovamento, terapia - ciò che può essere trovato e realizzato soltanto in uno "spazio sacro", interiore o esteriore che sia. Consiglio a tutti una vacanza di questo tipo, in un luogo che va attentamente cercato con la magia del cuore e dell'intuizione, uno spazio che può essere diverso per ognuno, adatto a noi, dove qualcosa risuona dentro. Quel luogo c'è, e se non l'abbiamo ancora trovato, secondo me, è opportuno cercarlo, aprendosi come prima cosa alla possibilità della sua esistenza. Lo si riconosce facilmente: là ci sentiamo bene .

martedì 30 gennaio 2007

Pacs Vobiscum.


Ci risiamo. Di nuovo lo spaventoso pericolo dei Pacs e gli anatemi del clero contro la disgregazione della famiglia tradizionale. Mi chiedo come mai in Spagna – a quanto ne so - non ci sia stata tutta questa lotta, questo clamore, queste decisioni sofferte, queste alzate di scudi. Mi chiedo se la Spagna non rappresenti l’abisso della perdizione e dell’inferno, se si stia davvero disgregando socialmente e moralmente sotto i nostri occhi. Per non parlare, poi, di altri paesi europei che, a questo punto, hanno nell’Italia – anzi, in una parte di essa, la più “illuminata” e liberale - l’alto esempio dell’integrità morale, della coscienza assoluta, della perfetta comprensione dei dettami divini. Scusate lo “sfogo”, però certe volte mi sembra che stiamo facendo una sorta di gioco inconsapevole e perciò tragico, una commedia di cui non percepiamo più il ridicolo, l’assurdità o la possibile ironia – convinti di essere “seri” e ragionevoli. Mi spiego meglio: guardiamo per un istante con gli occhi della mente all’infinita o indefinita molteplicità dei mondi, degli universi, delle galassie, dei cosmi, a questa potente e meravigliosa e straordinaria esplosione di vita. Riflettiamo sulle molteplici forme che essa assume, facendo per esempio sopravvivere dei microrganismi in condizioni biologiche incredibili, anche in acidi potentissimi. Stelle e batteri, supernove e buchi neri e quant’altro di ancora inconoscibile, cui la nostra scienza non può tutt’ora che avvicinarsi da lontano oppure non avvicinarsi affatto - perché al confronto è soltanto il balbettio di un infante. Pensiamo, oltre che all’incanto e allo stupore che ci evoca la vita universale, alla profondità della morte, alla sua incomprensibilità, al mistero incommensurabile che in essa percepiamo… Ebbene di fronte a tutto ciò… che ci sorprende, che ci apre il cuore e la mente, che ci fa meditare, che ci terrorizza con il suo “tremendum”, con il suo fascino… di fronte a tutto ciò… ecco la Famiglia, composta così e cosà, Uomo e Donna, la riproduzione come fine, voluta così e cosà da Dio stesso che ce lo ha fatto sapere attraverso le Scritture, i Profeti, i Prelati vestiti con tonache colorate, con tiare e paramenti maestosi e impreziositi da anelli e monili. I Prelati sanno quali Scritture sono da considerarsi Testi Sacri e quali no, conoscono con certezza ciò che Dio pensa, vuole e comanda, quali sono la Sua morale e la Sua etica, e ci istruiscono sulla Sua Idea della Famiglia – la Sua, beninteso, non la loro! Perché loro sono i Portavoce del Padreterno. In Sua vece comminano punizioni, sanzionano, giudicano, moralizzano, entrano nella vita privata delle persone, la indirizzano secondo il Bene e il Giusto. Forse sono troppo polemico: posso offendere coloro che, in buona fede, vogliono comportarsi bene e desiderano conoscere una linea di condotta per non contravvenire alle leggi divine. Me ne dispiace e mi scuso, però non posso fare a meno di pensare che dobbiamo smetterla di proiettare sull’Assoluto, sulla Legge Universale, sulla Vita, sulla Natura, su Dio, le nostre opinioni limitate e i nostri umani pregiudizi. Penso che dovremmo lasciare un pò di spazio affinché la componente divina presente in noi stessi e in tutto parli da sé al nostro cuore, senza interpreti, senza paure. Questo non significa che dobbiamo comportarci secondo l’arbitrio del momento, che dobbiamo agire male in preda al diavolo – come sbandierano i presunti moralizzatori. Dico solo che, secondo me, una persona eticamente e moralmente corretta non dice agli altri cosa devono fare, ma lo fa in prima persona, magari in silenzio. Credo inoltre che non abbia la pretesa di conoscere il Volere di Dio o la Legge Universa, ma la vada scoprendo ogni giorno e ogni momento nella propria vita. Penso che una tale scoperta sia come un’avventura sempre nuova, che in essa via sia stupore, meraviglia, ammirazione e rispetto per la molteplicità infinita di modi e di forme attraverso le quali il divino si esprime, senza limitarsi ad una sola modalità approvata e sigillata da sempre e per sempre dalle Alte Gerarchie Ecclesiali. Come si può far entrare il mare in un bicchier d’acqua? Come si può costringere la Vita in uno schemino didascalico?

sabato 27 gennaio 2007

A sua immagine e somiglianza.


Uno dei curiosi ribaltamenti concettuali della Bibbia - oltre a quello di cui già ho scritto dell'uomo che genera la donna invece che l'inverso - è contenuto nella famosa frase di Genesi (I, 26): "E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza..."" Credo che una interpretazione troppo letterale di questa dichiarazione possa essere veramente un pò assurda e soggetta ad ironia. Per esempio: essa significa forse che Dio ha testa, braccia e gambe, organi interni, organi escretori e di riproduzione, uno scheletro, eccetera? Di che colore sono i suoi capelli, gli occhi? Ha la barba? Veramente il suo aspetto è quello di un autorevole e anziano patriarca di razza caucasica? C'è stato un momento in cui era giovane? I negri, le donne, i cinesi non sono a immagine di Dio? Per queste evidenti limitazioni del senso letterale della frase, e per non cadere nel ridicolo, oggi si preferisce lasciarla nel vago e interpretarla come un riferimento allo spirito, cioè ad una qualche essenza spirituale che è nell'uomo e che si relaziona con la somma essenza spirituale che è Dio. Tuttavia rimangono dei dubbi: per esempio, gli animali che posto hanno? Essi non sono ad immagine di Dio, quindi sono presumibilmente dei puri aggregati materiali - non hanno neanche una particella di spirito divino. Però, se così fosse, esisterebbero delle entità, delle creature, che non hanno Dio in sé, quindi a priori lontane da Lui: non voglio dilungarmi, ma ciò comporterebbe grossi problemi logici e filosofici visto che, se Dio è Assoluto, allora bisognerebbe ammettere che tutta la creazione, la manifestazione cosmica, anche i soli, i pianeti, lo spazio, i vegetali, i fiumi, la materia, sono a Sua immagine e somiglianza, non essendo logicamente possibile che esista una qualsiasi cosa priva della presenza di Dio, e della "somiglianza" con Dio - altrimenti esisterebbe Dio e questo "qualcosa" che non è a sua immagine, quindi Dio non sarebbe più Assoluto. Riflettendo bene, a me sembra che sia vero l'inverso della famosa frase: è l'uomo che crea Dio a sua immagine e somiglianza, a seconda della sua evoluzione, della sua cultura, delle sue limitazioni. Anche su un insieme indistinto come possono esserlo le nuvole, dalla forma vaga e cangiante, l'uomo riesce a vedere qualcosa che a lui risulta conosciuto e familiare. Tanto più sul divino: essendo qualcosa di ulteriore rispetto alla normale esperienza, qualcosa che trascende la mente ordinaria, è molto facile che su di esso l'uomo si faccia le idee più strampalate, secondo le limitazioni della sua logica soggetta ad evoluzione. Così il nomade del deserto vede Dio come un capo-tribù, spesso altrettanto giudicante e feroce. Poi queste idee diventano tradizionali, vengono ripetute e assimilate per generazioni, e così diventa difficilissimo distaccarsi da esse anche quando le condizioni storiche e culturali sono mutate e non ci sarebbe più bisogno di vecchie rappresentazioni. Sicuramente oggi l'uomo sta cercando di farsi un'altra idea di Dio, che sia più a sua immagine e somiglianza, che sia in linea con i suoi attuali bisogni. Il piano divino, la dimensione spirituale e religiosa, sono elementi essenziali che fanno parte dell'esistenza, dell'integrità della visione del mondo, del cuore. Tuttavia, credo, periodicamente hanno bisogno di una riformulazione e di un approfondimento.

giovedì 18 gennaio 2007

Contagio psichico.


C'è un concetto molto interessante che ho appreso fra una fase e l'altra delle mie ricerche, diciamo, esoteriche o, meglio, non convenzionali. Mi riferisco all'idea di "contagio psichico". Questo concetto si adatta molto bene ai nostri tempi, così difficili, violenti e, per certi versi, oscuri. Faccio una premessa: fino al XIX secolo, più o meno fino alla seconda metà dell'Ottocento, non si credeva neppure al contagio fisico. Gli strumenti chirurgici, ad esempio, non venivano sterilizzati e le operazioni venivano fatte con le mani nude. Non c'era nozione di batteri e microrganismi. Le prime scoperte ed elaborazioni in merito ad opera di Spallanzani, Pasteur, Koch e altri destarono inizialmente incredulità, perplessità e sospetto. Analogamente, oggi, potrebbe risultare strano accettare l’idea che anche psichicamente si possano raccogliere dall’ambiente, dagli altri, delle influenze negative, ma a detta dei maestri e degli studiosi dell’aspetto sottile dell’esistenza, sembra che sia proprio così. Mi riferisco al fatto che in tempi difficili come i nostri si crea una sorta di trasmissione invisibile da persona a persona di pensieri e sentimenti di depressione, di insoddisfazione, di intolleranza, di paura, di smarrimento. Quanto accade, ad esempio, in Iraq o in altri territori di guerra, entra a far parte della "psiche di gruppo" che avvolge tutto il pianeta, e si trasmette anche a chi non ha gli stessi problemi e non deve affrontare direttamente il rischio di una morte violenta o provvedere al proprio e altrui sostentamento in condizioni disperate. Questo tipo di influenza invisibile, che si propaga per mezzo di una sorta di "inconscio collettivo" alla maniera junghiana, oppure dell'Anima Mundi degli ermetisti, fa sì che aumenti nelle persone in tutto il pianeta un'inquietudine, un'angoscia che non ha una spiegazione immediata. Anche chi non segue i notiziari, chi sorvola su tante cose e si disinteressa della drammaticità di tanti avvenimenti, può trovarsi a sentire una infelicità interiore che non ha spiegazioni evidenti: pur conducendo una vita abbastanza tranquilla, non avendo problemi particolari, si arriva a percepire uno squilibrio interno, del cuore, di cui magari non si riesce a trovare la causa. Questo "contagio psichico" - in maniera più o meno consapevole - viene anche utilizzato da qualcuno, per esempio da certi governi o certe parti politiche, perché diffondere una sensazione di instabilità e di emergenza è uno strumento per dirigere più facilmente le masse, per far passare cose che in tempi tranquilli non sarebbero né accettabili né concepibili. Come difendersi da queste correnti psichiche negative che, in un modo o nell'altro, ci coinvolgono e influenzano la nostra vita? Un modo è quello di, innanzitutto, prenderne coscienza: già la consapevolezza permette di esserne abbastanza liberi, perché riduce la forza trascinante dell'inconscio e la incanala in modo diverso. Poi, io credo, qualsiasi percorso di autoconoscenza, di introspezione, di recupero della dimensione spirituale e individuale, conferisce una buona parte di autonomia rispetto alle correnti collettive e alla psiche di gruppo. Infine, una corretta pratica di meditazione o preghiera - intesa come contatto con la parte più profonda di sé - è uno strumento potentissimo per contrastare la depressione e il malessere, anche quelli indotti dai contagi di cui parliamo. Riappropriarsi di speranza, di coraggio e di buon umore è un sistema per aiutare invisibilmente gli altri (cui va offerto, naturalmente, anche l'aiuto "visibile"!) e per "innalzare" l'atmosfera psichica del pianeta: la trasmissione sul piano sottile dei pensieri e delle emozioni avviene anche per quelli positivi e, dunque, in questo caso rappresenta un "contagio virtuoso", una purificazione dell'Anima Mundi in cui tutti siamo immersi e da cui tutti possiamo trarre sostegno e beneficio.

martedì 9 gennaio 2007

Obiettivi.


Credo che, essendo questo l'inizio del ciclo annuale, possiamo considerarlo un momento di rinnovamento, di riorganizzazione di noi stessi e della nostra vita. Ritengo abbastanza importante - ed anche divertente - porsi ora degli obiettivi, degli indirizzi da raggiungere, delle mete per cui lavorare nel corso del 2007. Personalmente è da qualche anno che lo faccio, e devo dire che la cosa è intrigante e stimolante. E' anche interessante verificare a fine anno che cosa è successo, quello che si è davvero riusciti a concretizzare, quello che va riconfermato - per cui vale ancora la pena di ritentare - e quello che, magari, si è rivelato un indirizzo non produttivo - di scarsa saggezza o lungimiranza. Naturalmente si tratta di un esame della propria vita molto personale, da prendere come un gioco serio, atto anche a favorire una meditazione introspettiva e ad aprire nuovi orizzonti accogliendo i propri desideri (magari anche quelli impossibili) e cercando di impegnarsi per essi. Il desiderio, specialmente andando avanti negli anni e nella maturità, finisce spesso per essere considerato come qualcosa di poco realizzabile, un fatto solo interiore, immaginativo, fantastico, che non ha molta relazione con la vita di tutti i giorni. Però non è detto che sia così: anche se il nostro quotidiano è molto strutturato e ci sono pochi spazi per le novità, anche se il passato con le sue esperienze suggerisce un certo andamento delle cose, c'è sempre un margine di cambiamento, di rinnovamento, di miglioramento - e spesso la chiave per trovarlo e poterlo utilizzare sta proprio nelle nostre fantasie, nei nostri sogni ad occhi aperti. Non rifiutare il sogno diurno (così come spesso facciamo anche con quello notturno), dare ad esso ascolto, dignità, può restituirci fiducia, speranza, soprattutto se cominciamo a chiederci come - iniziando da poco e da vicino - possiamo cercare di portare l'immaginazione nel concreto, supportandola con azioni reali. Forse proprio uno dei significati più profondi e più veri della nostra esistenza sta nella possibilità di creare una unione produttiva fra ideale e reale, fra alto e basso, fra interno ed esterno, fra passato e futuro - la famosa "conjunctio oppositorum" indicata dagli antichi alchimisti. I desideri sono il nostro potenziale vitale, perché non dare loro ascolto? Certo, probabilmente essi costituiscono una energia primaria grezza, una materia prima che, per essere utilizzabile, va lavorata, raffinata, a cui bisogna dare forma attraverso il confronto con la realtà esterna ed interna, con l'ambiente, con gli altri. Però dobbiamo tentare. Se lo facciamo, anche soltanto l'atto di dare seriamente ascolto ai nostri sogni può farci recuperare una grande energia, liberando un potenziale in grado di trasformare o rivoluzionare in meglio la nostra vita e quella degli altri. Credere per provare...