lunedì 15 giugno 2009

L'Italia s'è destra. E anche l'Europa.


Bene, dopo il voto europeo e quello amministrativo in certe province, ci siamo svegliati in un'Italia molto più conservatrice, e anche in un'Europa con la stessa tendenza. Ma che cosa la coscienza collettiva vuole "conservare", ché vuole difendere o ristabilire? Di solito si parla di "valori" - per lo più antropocentrici: la casa, la famiglia, la morale, l'economia. Eppure il mondo è in costante mutamento: un'epoca nuova si avvicina, diversa da ogni altra, anche perché le sfide sono oggi senza precedenti rispetto alla storia conosciuta dell'umanità: una molteplicità di culture che ormai devono necessariamente comunicare e convivere, un ecosistema sempre più a rischio, il fallimento della finanza "creativa" con la gravissima crisi economica mondiale, il crollo del comunismo e del capitalismo, eccetera. Certo, di fronte al buio, davanti ad un abisso, che cosa si fa di solito? Si cerca di proteggersi, di andare sul sicuro, e se possibile di tornare indietro. Giusto, anzi, giustissimo. Però siamo certi che di fronte a sfide nuove e senza precedenti non siano invece necessarie soluzioni innovative e altrettanto senza precedenti? L'America, oggi, dopo gli anni di esperienza conservatrice che hanno contribuito all'attuale crisi mondiale, vuole tentare diversamente, aprire a nuovi modelli di pensiero e di azione. L'Europa no, e in questo torna ad essere il "vecchio continente". Se la devo proprio dire tutta (e lasciatemelo fare: è soltanto la mia opinione, innocua e personalissima) io credo che noi europei siamo in una fase fortemente involutiva e che ciò avvenga perché non sappiamo immaginare un futuro, ci siamo "materialisticizzati", solidificati, chiusi per paura di essere spazzati via; eppure non è detto che l'incertezza che abbiamo di fronte nasconda per forza un pericolo, una disgregazione. Anzi: potrebbe esserci un tesoro nascosto, una possibilità insospettata, una luce più grande. In Europa, però, non ci si crede, si preferisce la prudenza, il ritorno indietro al già noto e acquisito - senza accorgersi che in realtà è proprio questo ciò che sta franando, fallendo, che si sta disgregando, e quindi l'ondata di conservatorismo in questo momento storico equivale ad un rifiuto della realtà. In linguaggio buddista, prendendone a prestito la concettualità, direi che prevalgono i "tre veleni": avidità, paura e aggressività. Sono questi tre che muovono l'opinione collettiva odierna, non certo gli slanci ideali o l'intelligenza dei problemi da affrontare. Avidità, paura e aggressività: i cavalli di battaglia dei profeti del ritorno indietro, della classe dirigente falsamente moralizzatrice e protezionistica, dei politici del miraggio pubblicitario. Senza il coraggio, la saggezza e la compassione (quelli veri, non quelli dichiarati a parole - quelli che ispirano azioni reali e conseguenti) come si può sperare di vivere in modo equilibrato affrontando davvero e per il bene di tutti le sfide dell'esistenza?