venerdì 23 luglio 2010

Sull'estate: alcuni pensieri in libertà.


L'estate torrida e afosa, per certi versi oppressiva con la sua bollente umidità, trascorre lentamente, ci avvolge e ci sovrasta - sembra d'essere in una grande vasca d'acqua calda, sembra di galleggiaci dentro muovendosi con difficoltà e pesantezza. Certo, direte voi, questa è una visione piuttosto negativa di uno dei periodi più belli dell'anno, quello delle vacanze e del sole, della libertà e della leggerezza. Beh, dico io, si tratta di punti di vista, tutti veri, tutti aspetti reali della stagione che stiamo vivendo. E' vero che l'estate è bellissima, che le sue sere sono magiche, le riunioni con gli amici, la pizza, il cocomero, le stelle, il mare... In effetti tutti i momenti della nostra esistenza sono meravigliosi, insostituibili, ognuno ha una ragion d'essere e porta con sé sensazioni, profumi, emozioni e gioie; però anche difficoltà e sofferenza, stanchezza, scoraggiamento. Il piacere e il dolore sono le due facce della vita, sempre presenti, alternativamente o anche simultaneamente essi colorano la nostra esperienza. E' bello viverli pienamente, non rifiutare nulla, neanche la sofferenza - perché essa dà senso al sollievo, al refrigerio, alla comprensione e alla condivisione. Senza gli opposti non ci sarebbe vita: estate e inverno, giorno e notte, razionalità e sentimento, uomo e donna, piacere e dolore.
Per tornare all'estate, essendo un momento climatico estremo (pari a quello dell'intenso freddo invernale), entrano in gioco le nostre capacità di adattamento. Gli esseri viventi, gli organismi biologici sono adattabili, cercano costantemente l'equilibrio - con ogni mezzo. Se fa troppo caldo si cerca il fresco, viceversa se fa troppo freddo. Cerchiamo continuamente di compensare, di tendere alla via di mezzo, la sola che consenta il benessere e spesso anche la sopravvivenza. Questo per ciò che riguarda l'adattamento all'ambiente esterno. Anche per ciò che riguarda l'intimo, l'interiorità, la psiche, è la stessa cosa - la ricerca dell'equilibrio, del superamento degli opposti, la pacificazione, la Via di Mezzo...
Rimane comunque la nostra attuale estate calda e umida alla quale sopravvivere, questo brodo primordiale che ci avvolge con la sua sovrabbondanza creativa di stimoli, di apparenti possibilità, con questo amalgama colloidale di politica, col polpettone di economia, di disastri ambientali, di pubblicità, di amorfità televisiva, di appiccicosa melma psicocollettiva. La soluzione? Un bel condizionatore, un climatizzatore che ci restituisca un ambiente vivibile. Un apparecchio compassionevolmente funzionale che ci ridoni la freschezza dell'entusiasmo e della novità, che ci ridia l'asciuttezza della logica e del rispetto. Un condizionamento virtuoso che finalmente ci abitui alla vera libertà e alla responsabilità individuale e collettiva. Esiste un tale rimedio? Secondo me, sì. E non dobbiamo cercare troppo lontano...