
Soltanto qualche notazione su un argomento che andrebbe maggiormente sviluppato in seguito: parlo della complessità del nostro mondo. In breve, come riflettevo negli ultimi giorni, credo che la sfida di questa nostra epoca non sia tanto quella di ritrovare dei valori perduti in una realtà in costante cambiamento. La comunicazione, la sovrabbondanza di informazioni che la tecnologia ci mette a disposizione, la stragrande possibilità di scambio e di contatto con tutto il resto del mondo... ebbene credo che proprio questo panorama così vasto e il bombardamento continuo di stimoli visivi, auiditivi e conoscitivi costituisca la difficoltà maggiore per l'uomo di oggi, cioè la difficoltà di metabolizzare tutto questo. E' probabile che le malattie della nostra epoca - ogni epoca storica ha avuto le sue specifiche - siano e saranno sempre più quelle neurologiche, quelle legate alle forme di demenza, ai disturbi depressivi o, più semplicemente, al senso di disagio, vuoto e panico così diffusi. Alcuni, di fronte a questa enorme e dilagante sovrabbondanza di stimoli in costante mutamento - lo si può vedere nelle cronache - "esplodono" con comportamenti imprevedibili e violenti, insospettati. Altri tentano di rinchiudersi nella confortevole struttura di valori tradizionali che, però, non reggono e non comprendono più la realtà delle cose. Altri ancora fuggono verso settarismi fanatici. Quello che manca e sempre più tende a svanire sono le certezze, i punti saldi fino a poco tempo fa rappresentati dalle identificazioni familiari, sociali, politiche o religiose. Secondo me la sfida non sta nel recuperare quelle identificazioni, che hanno fatto il loro tempo e sono servite di sostegno in altre epoche. Anzi: sarebbero una forma di regressione. Il punto, oggi, è metabolizzare la diversità, ritrovando un forte senso di identità e, allo stesso tempo, una grande apertura, la capacità di accogliere il molteplice, il diverso, l'ignoto, con rispetto e interesse, con la disposizione ad imparare. E' un salto di livello quello che ci attende e, si sa, ogni trasformazione comporta le sue difficoltà e un iniziale senso di smarrimento. Probabilmente, però, l'ampiezza della consapevolezza che ci attende sarà una giusta ricompensa per questa attuale umanità così smarrita e apparentemente senza un obiettivo, senza una visione. La visione c'è, sta emergendo, ed è quella di una globalizzazione virtuosa: dell'unità nella diversità, della stabilità nel cambiamento...