mercoledì 9 gennaio 2008

Emergenza rifiuti.


Scusate se provo a simbolizzare... o, piuttosto, ad interpretare gli eventi cercando di ritrovare dei significati sottostanti, retrostanti, magari soprastanti, giusto per non accettare passivamente il senso e il luogo comune. Beh, ci provo.

Credo che i rifiuti abbiano nelle antiche culture umane, nei sogni, nei miti, un significato non del tutto negativo: si tratta di qualcosa che non serve, che dev'essere scartato per consentire la vita, una purificazione dalle scorie e dal superfluo; tuttavia queste scorie possono e devono essere riciclate, sono nutrimento per qualcosa d'altro, sono humus fertile, terra ricca. Così è in natura. Così non è nel nostro mondo artificiale.

Oggi le scorie sono abnormi, pericolose, intensamente velenose. Possono distruggere. Le tecnologie che abbiamo per trasmutarle sono forse altrettanto dannose e mefitiche, e noi siamo soltanto degli apprendisti stregoni cui il gioco può sfuggire di mano. Le nostre scorie sono diventate il male.

Tutto ciò che viene rifiutato diventa il male, il nemico, proprio perché non se ne ha cura, perché lo si considera diverso da sé. E' così per la nostra ombra interiore, cioè per quelle parti di noi che riteniamo inutili o brutte, di cui non vogliamo prendere coscienza, che rifiutiamo per qualche motivo. Però se non dialoghiamo con esse, rischiamo soltanto di accantonarle, di ammucchiare dei potenziali, delle forze, che potremmo un giorno non essere più in grado di gestire.

Nulla va distrutto, non possiamo semplicemente dimenticare ciò che non ci piace. Ogni parola, pensiero o azione hanno il loro posto e valore nella vita, hanno la loro conseguenze, che non svaniscono semplicemente perché ce ne siamo scordati. E' questo il Karma, la Legge di Causa ed Effetto.

Perché vogliamo accantonare o rimuovere delle cose? Perché ci risultano difficili, sgradevoli, perché riteniamo di esserne superiori. Noi siamo puliti, pensiamo di esserlo, quindi la sporcizia non ci riguarda. Se ne occupi qualcun altro. Forse, allora, l'emergenza rifiuti è un campanello d'allarme dell'intimo, del profondo. Pensiamo che qualcun altro debba occuparsi delle nostre scorie e che, una volta eliminate, non ci riguardino più. E invece tutto ci riguarda, ogni aspetto della vita, di noi stessi e degli altri. Ne siamo responsabili come siamo anche responsabili dello stato del mondo, che è una unità indiscindibile.

"Mondo" significa pulito, purificato, ma affinché sia davvero tale ci vuole una rivoluzione, una trasmutazione del cosiddetto elemento negativo, oscuro, dell'ombra, del rifiutato. Si può fare soltanto prendendosene cura, accogliendolo, facendosene attivamente responsabili.

Non credo esista un'altra strada.