martedì 16 ottobre 2007

Trets: un'esperienza buddista.


E' stato sorprendente, e neppure me lo aspettavo veramente: dopo circa dodici anni ininterrotti di adesione al buddismo, la mia pratica ha acquistato nuovo vigore e profondità. L'occasione per questo grande beneficio è stata il corso a Trets, in Francia (Provenza), presso il centro europeo della mia associazione. Io e la mia compagna abbiamo trascorso quasi quattro giorni intensi e stupendi, dove progressivamente - insieme ad altri 170 compagni di fede - siamo passati dal malumore, dalla depressione e dalla diffidenza così connaturati con la cosiddetta vita "normale" e quotidiana, ad una sorta di tranquillo entusiasmo, alla felicità, ad una gioia connessa con l'approfondimento della nostra esperienza di praticanti e la condivisione con le altre persone. I problemi, le difficoltà che tornando ritroviamo a casa sono quelli di sempre, ma ora appaiono mutati, sono affrontabili con più leggerezza, con speranza, sono risolvibili: è cambiato il nostro punto di vista, il nostro stato vitale.

Come si è potuto produrre un risultato di questo genere? Credo che uno degli elementi di questa trasformazione sia stata la comunità in senso stretto, cioè la vicinanza con le altre persone ad un livello un pò più intimo di quello che normalmente si sperimenta. Intendo dire che il racconto delle proprie esperienze, dei propri dubbi, delle difficoltà incontrate e della via che ha eventualmente condotto alla loro soluzione è un patrimonio di umanità che è facile e bellissimo condividere, perché si tratta di qualcosa di intensamente umano in cui tutti quanti possiamo riconoscerci. In virtù di questo patrimonio di pensieri e di sentimenti scambiato con sincerità, con il genuino proposito di aprirsi e di incoraggiare gli altri, si finisce con il sentirsi molto vicini, ci si commuove e si ride, il tempo trascorso insieme diventa indimenticabile e, sicuramente, reincontrandosi anche a distanza di anni è possibile percepire il saldo legame di amicizia che si è costituito in quella sia pur breve esperienza. Un altro elemento trasformativo è la pratica buddista in sé, che veicola gioia e saggezza, che porta in contatto con una condizione vitale difficile da definire, ma che si può percepire come più libera, più ampia e profonda di quella che solitamente ci appartiene. Questa percezione, inoltre, non si accresce con il tempo, cioè bisogna sentirla indipendentemente dai nostri parametri fondati sul divenire: è qui e adesso, sempre a portata di mano.

In un corso o intensivo fondato su queste basi, poiché l'esperienza è concentrata ed è sostenuta da tutta la comunità, si produce qualcosa, c'è un cambiamento dentro il cuore, una fresca novità. Che cosa sia effettivamente forse non lo capiamo subito, e saranno i mesi a venire a rivelarne la potenzialità e le caratteristiche. Quello che, però, subito è evidente è una sensazione di grande apertura e gioia, di rinnovato coraggio, di maggiore libertà.

E, anche, di gratitudine.