lunedì 18 giugno 2007

Catastrofi ed ecologia della mente.


Traggo la seguente citazione da un libro di Paramahansa Yogananda che sto rileggendo in questi giorni. Il grande Yogi indiano, in un suo discorso tenuto nel 1937 in America, fa un riferimento alle terribili inondazioni verificatesi a Louisville e nelle zone circostanti all'inizio di quell'anno e aggiunge: "Le vibrazioni dei pensieri e dei sentimenti di migliaia d'uomini uccisi nei combattimenti in Spagna hanno causato i cambiamenti atmosferici che sono responsabili di queste alluvioni e di altre catastrofi in tutto il mondo. La guerra genera vibrazioni di male che alterano l'equilibrio e l'armonia di tutta la natura, causando catastrofi "naturali"." ("L'eterna ricerca dell'uomo" - Astrolabio, pag. 41). A partire dal luglio 1936, infatti, era iniziata la sanguinosa guerra civile di Spagna che avrebbe condotto alla vittoria di Franco tre anni dopo e Yogananda, quindi, la cita nel suo discorso.

La cosa mi ha fatto riflettere: i disastrosi cambiamenti climatici sono generati - egli afferma - dalla sofferenza dell'uomo, dai suoi pensieri negativi di odio, di paura, in breve dalla violenza e dalla guerra! Oggi, in relazione ad analoghi eventi naturali, cerchiamo la spiegazione nel comportamento scorretto e anti-naturale dell'uomo, cioè attribuendo all'uso di sostanze chimiche, alle fonti energetiche e altro la colpa del surriscaldamento, dei disastri, eccetera. Va detto che qualche scienziato, come spesso avviene, tende a sottovalutare ritenendo che in definitiva non ci sia prova dell'eccezionalità di certi eventi, che necessiterebbero ulteriori studi, statistiche e via dicendo, e che i mutamenti del clima si sono sempre verificati in risposta a cause interne allo stesso ecosistema, eccetera. In sostanza, comunque, la visione dei mutamenti climatici e delle possibili cause rimane sul piano meccanicistico, fisico, chimico, biologico. Di solito non se ne da una spiegazione… psichica!

Eppure, già da qualche tempo, in occidente è nata la “psicosomatica” e c’è una certa accettazione da parte della scienza dell’influenza che la psiche può avere sul corpo, sulla salute e sulla malattia. Se, per analogia, pensassimo al pianeta Terra come ad un unico grande organismo, forse potremmo davvero ipotizzare che la psiche collettiva degli esseri viventi che lo abitano possa avere influenza sulle caratteristiche fisiche e climatiche dell’ecosistema! Ad esempio le guerre in Afghanistan e in Iraq, come i conflitti Israelopalestinesi e altri, porebbero aver causato i devastanti Tsunami nel sud-est asiatico e l'Uragano Katrina negli Stati Uniti! Se ciò fosse vero, ed è per lo meno plausibile, ognuno di noi, ogni singolo individuo, potrebbe contribuire alla salute generale e all’armonia sul pianeta non soltanto attraverso comportamenti ecologici e controllando gli sprechi e i consumi, ma anche cercando di lavorare sul proprio benessere interiore, sulla pacificazione del cuore e della mente, sulla compassione, sul rispetto e sull’amore. Tutto ciò somiglia molto a ciò che sempre hanno detto e dicono le religioni. Con una differenza: non bisogna essere “buoni” per compiacere un qualche Dio, per rispettare le Sue regole morali o per andare in Paradiso in un lontano futuro, bensì per stare meglio tutti qui ed ora, per contribuire attivamente a realizzare un mondo migliore. Forse è la stessa cosa, ma personalmente trovo che espressa in questa forma l’etica risulti più libertaria e più responsabilmente consapevole…

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