venerdì 18 aprile 2008

Riflessioni post-elettorali.


Ha vinto la conservazione, la Destra. Inoltre l'ala progressista si è, a dir poco, ridimensionata per ciò che riguarda la sua rappresentanza in Parlamento. Se quest'ultimo poi è in qualche modo lo specchio del Paese, bisogna allora dire che il nostro ha rinunciato a qualsiasi visione ideale, di quelle connesse con grandi propositi filosofici e sociali di riforma, di evoluzione. Di fatto non ci si crede più, prevale la disillusione e la delusione, e sembrano avere più senso - semmai - le fantasticherie sul benessere economico o, perlomeno, sul cercare di non perdere ulteriormente ciò che già si possiede. La libertà, così sbandierata in campagna elettorale, così presente nel programma e nel nome del partito di maggioranza del nascente Governo, non è certamente quella quella del Risorgimento, non è quella di Mazzini e Garibaldi, non è neppure quella socialista o quella dei tempi della rivoluzione americana - perché tutte queste coincidono con la lotta di rivendicazione dei diritti umani, con l'identificazione nei grandi obiettivi spirituali del cuore e della mente, quelli che tendono sempre a liberare da catene opprimenti e a sostenere l'uguaglianza, l'amore e la collaborazione fra gli uomini, al di là delle barriere culturali, nazionali, religiose, economiche. Quella libertà è qualcosa per la quale spesso è importante sacrificarsi, cercando di superare i propri limiti, le proprie chiusure. La mia impressione, invece, è che la libertà di cui si parla ora non sia quella degli individui, ma quella individualista, per la quale conta soltanto la conservazione e l'ampliamento del proprio possesso, del proprio ambito, del proprio potere personale. Non è la libertà di sacrificare i propri limiti per perseguire gli ideali dell'umanità, di uscire dal proprio piccolo io alla ricerca di un Grande Io, bensì è quella di non sacrificarsi affatto, erigendo magari ancora più barriere e preclusioni, per la paura di perdere il proprio possesso, la propria sicurezza, la propria mentalità. Qui di ideale c'è soltanto il proprio recinto, il perseguimento del proprio piacere, la gabbia nella quale ci si rinchiude per non essere trascinati via nel fiume della vita, nel grande mare dell'esistenza.

Queste mie osservazioni, a ben vedere, non sono una preclusione pregiudiziale verso la Destra, perché mi sembra che anche la Sinistra, qualora esista ancora, tende a risentire dello stesso abbassamento di livello ideale. Esprimendomi in un altro modo, potrei dire che sia Conservatorismo che Progressismo hanno perso l'idealità della Politica, della Democrazia - che invece sarebbe qualcosa di meraviglioso, che veramente potrebbe rappresentare la Libertà e non l'arbitrio. Ma ciò richiede molta umiltà e serietà, e queste sembra che siano venute a mancare - forse proprio perché oggi abbiamo bisogno di confrontarci, a livello collettivo, con il lato oscuro di noi stessi.

In definitiva, dunque, che cosa manca di essenziale, che cosa abbiamo perso? A mio parere non abbiamo più la fede, quella vera: la fede nell'Umanità.

1 commento:

  1. Caro Maurizio,

    è davvero come scrivi tu: poca fiducia e speranza nel valore della umanità, della comune radice degli esseri umani senza dover controllare il paese o la regione di provenienza.

    A presto rileggerti. Ciao.

    Marco cuore_vivo

    postato da Marco cuore_vivo il 09/05/2008 01:57

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