mercoledì 14 febbraio 2007

San Valentino e i Lupercali.


Come avvenuto per praticamente tutte le feste pagane, la Chiesa Cattolica assimilò anche i Lupercali, ricorrenza romana che coincideva con la metà del mese di febbraio. Si festeggiava in prossimità della mitica grotta della lupa di Roma, sotto il Palatino, là dov’erano stati nutriti i gemelli Romolo e Remo. Il senso della festa era molteplice, ma comunque collegato con il preannuncio della primavera, con la rinnovata e auspicata fertilità della terra, con il nutrimento che essa avrebbe offerto nel prosieguo dell’anno agricolo. Per questo motivo erano parte della celebrazione riti per propiziare la fertilità della donne e delle coppie: da qui anche i riferimenti alla sessualità e all’amore in essa presenti. Il problema nel V secolo era rimpiazzare una scomoda festività pagana (che oltretuttto aveva anche elementi orgiastici) con una celebrazione cristiana. Fu scelto a emblema il santo vescovo di Interamna Nahartium (l’attuale Terni) Valentino, che nel 273 d.C. aveva subito il martirio sotto Aureliano. Molto opportunamente circolavano su questo personaggio aneddoti, fatti e leggende che lo legavano all’amore: egli, ad esempio, rifiutò di sospendere il rito di benedizione per gli sposi anche di fronte alla richiesta dell’Imperatore Claudio II il Gotico; riconciliò due giovani con l’aiuto di una rosa miracolosa, celebrò il matrimonio fra una cristiana e un legionario pagano opportunamente convertito, e prima di morire ridonò la vista alla figlia cieca del suo carceriere, poi salutandola come un innamorato con un messaggio che si concludeva con le parole “dal vostro Valentino”... Il rito per il dio Lupercus veniva dunque sostituito da concetti suggestivi: un coraggioso martirio per la fede, la conversione alla nuova religione e l’abbandono del paganesimo, la sacralità del rito cristiano che benedice la coppia regolarmente formata da un uomo e da una donna, la forza risanatrice dell’amore “puro” e “platonico”. Ultima notazione: Lupercus, il dio venerato ed evocato nei Lupercali, sembra fosse la trasposizione latina del dio greco Pan. Lo psicologo James Hillman ha dedicato molte delle sue ricerche alla riflessione su questa divinità, facendo delle differenziazioni con la figura mitica del Cristo e considerandola emblema dell'eros e della sessualità non-procreativa o, comunque, non finalizzata alla riproduzione. Poiché, però, nella versione di Lupercus egli rappresentava anche la fertilità, potremmo dire che nel simbolismo di Pan, di Lupercus e della festa antica abbiamo l'allusione ad un amore non istituzionalizzato, spontaneo. Di.Co., vogliamo riparlare dei Pa.C.S...?

1 commento:

  1. Sempre interessante leggerti....sempre qualcosa di nuovo da imparare...Grazie Buona Giornata A&D
    postato da A&D il 14/02/2007 15:01

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