venerdì 30 marzo 2007

Amore.


In questi giorni ho navigato un poco fra i blog disponibili in rete e ho notato come ve ne siano molti che hanno come argomento principale l’amore: la delusione d’amore, la speranza d’amore, l’incontro, la poesia, eccetera. Molti di questi sono “al femminile”, forse perché le donne sono di solito più aperte circa i propri sentimenti e li comunicano con maggiore facilità. In proposito mi è venuto in mente uno schemino derivato, penso, dall’analisi junghiana – con il quale sono entrato in contatto quando facevo il biodrammatista (Biodramma: tecnica elaborata da L. Ostuni che fonde teatro ed espressione simbolica in una ricerca autoconoscitiva – c’è un link in questo mio sito): tale schemino interpretativo suddivide l’esperienza d’amore in tre stadi che io trovo interessanti ed illuminanti, e vorrei proporlo agli amici blogghisti. Il primo stadio dell’esperienza d’amore è quello detto dell’Innamoramento: in sostanza si tratta dell’incontro e del momento in cui viene proiettata sull’altro, sul partner, la figura ideale che ognuno di noi ha dentro, l’idea immaginativa e fantastica, e di quella ci si innamora. In questa fase, oltre a percepire l’ideale nell’altro, anche l’immagine che abbiamo di noi stessi viene vivificata e assume i caratteri positivi della fiaba, del mito del sogno. In breve, siamo anche innamorati di noi o di ciò che sentiamo, che proviamo, del modo in cui vediamo noi stessi e il partner. Il secondo stadio, che inevitabilmente si manifesta un pò di tempo dopo il primo, è detto della Ferita: corrisponde alla scoperta del limite. L’altro o l’altra non incarnano interamente il nostro sogno, la figura idealizzata, sono in altre parole umani, con tutte le limitazioni dell’umano. Non solo: in questa fase scopriamo anche i nostri limiti: la nostra inadeguatezza, rabbia, sofferenza e quant’altro. Questo stadio dell’esperienza d’amore è anche quello che, normalmente, la conclude. Ci si lascia, oppure si continua a stare insieme per motivi di opportunità, responsabilità o altro. Però il sentimento è naufragato in delusione, è stato annientato dalla normalità, dalla quotidianità. Si cerca un altro innamoramento, in modo più o meno dichiarato. Esiste un terzo stadio, molto meno frequentato ed esperito degli altri due: quello dell’Amore. Sì, come se fino a questo momento il sentimento “Amore” non fosse veramente entrato nel rapporto! L’Amore di cui qui si parla è quello che riesce a fondere e a trascendere i primi due stadi: il trasporto per l’altro, la presenza vivificante dell’ideale, e contemporaneamente la conoscenza del limite – sia quello del partner che il proprio – e la sua accettazione. L’Amore, a questo livello, è comprensione, condivisione totale, vera comunicazione, è crescere insieme. A questo punto, e soltanto ora, si è veramente quello che poeticamente talvolta si intuisce: “una cosa sola”, un solo essere. Un’unione che non fonda su un fraintendimento, su una visione parziale e neppure su una qualche forma di dipendenza reciproca: bensì sull’autonomia e sulla maturità individuale dei partner, sui loro pregi ma anche sui loro difetti, e sul loro perfetto, libero, paritario e, oserei dire, rivoluzionario abbraccio.

3 commenti:

  1. Caro Maurizio, mi è piaciuto molto questo tuo post sull'amore, l'innamoramento e la ferita. Volevo con te ritornare a tuo piacimento sull'ultima riga del tuo post, ove si dice: "perfetto, libero, paritario e, oserei dire, rivoluzionario abbraccio". Dando per verificata la verità del tuo dire, mi chiedo: è possibile ancora la forma di amore "perfetto" e "rivoluzionario" ove questa parità fra uomo e donna (o anche fra i due partner della coppia diversi) non si realizzi, più o meno nascostamente dagli occhi pubblici o privati? A presto. Ciaooo! Marco
    postato da Marco il 31/03/2007 03:03

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  2. Ciao Maurizio! Condivido questa visione dell'Amore secondo tre stadi. La fase della ferita individua un processo di consapevolezza ( e, visto che si parla di relazione, anche di discernimento-differenziazione) non ancora presente in quella dell'innamoramento dove l'unità della relazione non è nitida e non puo' dar luogo a qualsiasi tipo di focalizzazione autoriflessiva. Il "miscuglio" di queste due fasi sintetizza un'armonia che accetta in unica fase, le due precedenti. L'alchimia amorosa sa operare grani opere, a volte...... Un saluto!
    postato da Giuseppe il 31/03/2007 15:47

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  3. A Marco risponderei questo: secondo me "parità" significa un rapporto al di là dei ruoli. Cioè: non sono due ruoli che si relazionano, ma due individui allo stesso livello. Se non c'è parità non c'è vero rapporto.
    postato da Maurizio il 02/04/2007 11:24

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