giovedì 19 aprile 2007

Compleanno.


Oggi mi sento di scrivere di un evento molto personale: infatti è il giorno del mio compleanno! Sì, compio 49 anni. Sette settenari: significherà qualcosa? Certamente andando avanti con l'età gli scenari cambiano, i punti di vista sono differenti, come in un viaggio. Tuttavia non è semplice dire in che cosa esattamente si è mutati. Forse in questo: si è più consapevoli dei problemi fondamentali dell'esistenza, della malattia, della vecchiaia, della morte. Per lo meno ci si sente più responsabili. Sarà per tutti uguale, o sto esprimendo una opinione soprattutto soggettiva? Probabilmente le esperienze fatte hanno una grande incidenza su qualsiasi valutazione della propria vita, come anche gli obiettivi perseguiti e le prospettive attuali. In ogni caso penso si possa dire che la nascita - ricordata e "ritualizzata" nella celebrazione del compleanno - ha il significato profondo della separazione dalla madre, cioè da quell'unità indifferenziata che la condizione uterina simbolicamente rappresenta. Tale divisione dal corpo materno, di fatto, è un primo passo sulla via dell'individualità e dell'individuazione. Le fasi successive dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta rappresentano l'evoluzione e l'affermazione dell'io come entità separata e autonoma. Questo significa incontrare l'angoscia, la solitudine, la difficoltà, il rifiuto della separazione, la paura dell'abbandono, ma anche l'autonomia, la capacità decisionale, la responsabilità, la condivisione, insomma quella libertà relativa che ogni individuo ha il compito di sviluppare per diventare veramente sé stesso. Poi credo che, gradualmente, con il progredire dell'età, avvenga un movimento quasi contrario: l'io perde consistenza, tende a ritornare verso una unità più ampia che trascende la singola persona. C'è, comunque, una differenza sostanziale con l'unità intrauterina pre-natale: l'unione che si va ora a creare ha in sé anche la differenziazione, la particolarità, la molteplicità. L'individuo non perde l'acquisita auto-consapevolezza, ma riesce contemporaneamente a sentire il legame profondo con il diverso da sé, con il non-io, con l'altro, fino a ricostruire nella sua coscienza la percezione di un'unione con il tutto, con l'esistenza. Un tutto multiforme, composito come la vita stessa, non monolitico, indifferenziato e inconsapevole. Questa fase è, però, molto spesso inattuata, perché in sé essa rappresenta un'acquisizione di saggezza e un salto di qualità evolutivo. Spesso, anche nella vecchiaia, ci si ferma ad uno degli stadi precedenti, quelli nei quali l'individuo deve ancora affermarsi e riconoscersi come tale, ed è ancora preso dall'elaborazione della iniziale separazione, dovendo ancora sedimentare una effettiva autonomia interiore e costruire l'indipendenza della coscienza individuale dai condizionamenti sociali, culturali e ambientali (possibili altre forme simboliche della madre) accettandone la differenziazione. Tuttavia sembra che nella maturità, gradualmente, il compito coscienziale debba proprio essere quello di trovare questa sorta di dimensione totalizzante e unitaria in senso quasi mistico o religioso (non confessionale, ma reale), la sola che possa dare senso a tutto il percorso e che possa compensare la divisione iniziale con la realizzazione finale di una significativa unità della vita.

1 commento:

  1. Caro Maurizio, anche se con un giorno di ritardo ti faccio giungere anche i miei carissimi auguri di buon compleanno per te. Sei nato lo stesso giorno del mio nipotino! Bravi!!! A presto. Ciao. Marco
    postato da Marco il 21/04/2007 04:03

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