mercoledì 10 novembre 2010

I tre veleni


Osservando quanto avviene in questi giorni in Italia e nel mondo nell'ambito della politica, della società, nella cronaca, nel costume, mi sovviene un calzante concetto della tradizione buddista, quello dei tre veleni. Nella nostra mente esistono dei fattori inquinanti che nel buddismo vengono paragonati a sostanze venefiche che uccidono la pace, distruggono la serenità di spirito e la chiara visione delle cose, ottundono la sensibilità e ottenebrano la comprensione trascinando verso la sofferenza, il conflitto e via dicendo... Essi sono identificati come avidità, stupidità e collera.
L'avidità è l'insoddisfazione profonda che spinge a cercare continuamente di riempire il vuoto interiore con esperienze, oggetti, acquisizioni di vario tipo che, però, non bastano, non sono sufficienti a dare un vero appagamento. E' un pò il background consumistico che sostiene la nostra società, quello su cui fonda la nostra economia e su cui fa leva la pubblicità. Se non ci fossero bisogni, desideri... bisognerebbe inventarli, ed è infatti proprio questo il mestiere del pubblicitario, del venditore di professione. Anche il politico fa leva sull'insoddisfazione, che spesso è fondata su reali necessità e giuste motivazioni, prospettando facili soluzioni o scenari allettanti. D'altra parte se l'avidità può essere un veleno, in giuste dosi è il motore di qualsiasi ricerca, movimento e vitalità. Senza desiderio non ci sarebbe prospettiva, direzione, sforzo, non ci si metterebbe mai in discussione. Nelle giuste dosi ogni veleno può essere medicina, e viceversa! A livello sociale, sempre secondo il buddismo, il veleno dell'avidità produce la crisi economica.
La stupidità è la caratteristica di una mente chiusa, ignorante di qualsiasi cosa che non sia l'impulso del momento. L'istinto, anch'esso così importante nella nostra vita, anch'esso fondamentale per il suo sostegno, può essere un potente fattore negativo quando ottenebra la ragione e la sensibilità. Qualsiasi azione compiuta senza prevedere o preoccuparsi delle conseguenze, ma obbedendo soltanto ad una cieca impulsività, è sostanzialmente stupida. Quando ci si comporta come bestie (facendo salvi gli animali, che hanno una loro integrità e dignità), quando ci si fa trascinare dal branco, allora si è intossicati da una stupida ignoranza. Socialmente il buddismo identifica nelle epidemie le conseguenze della stupidità. Il contagio collettivo può riguardare vere e proprie malattie e piaghe sociali, come anche la trasmissione di virus psichici, di gruppo, quelli che coinvolgono le folle.
La collera non è soltanto la rabbia in senso stretto - che dal punto di vista positivo è determinazione, lotta contro l'ingiustizia - ma implica la svalutazione dell'altro da sé, la sopraffazione, il voler essere superiori e vincenti con qualsiasi mezzo. Questa sorta di egoismo fonda sull'insicurezza, sul bisogno di eliminare o sconfiggere gli altri per sentirsi forti, potenti, importanti. E' un veleno ben riconoscibile ovunque prevalga l'ambizione, l'avversione, la differenziazione violenta, la mancanza di considerazione. E' spesso riscontrabile nei posti di lavoro e dove impera il cosiddetto principio del mors tua vita mea, per esempio in politica. Il buddismo riconosce nel veleno della collera la radice di ciò che è conflittualità e che in senso sociale e collettivo genera la guerra.
Il buddismo prospetta anche degli antidoti, consistenti essenzialmente nella coltivazione degli aspetti positivi insiti comunque negli stati mentali descritti, nella consapevolezza di essi e, soprattutto, nella ricerca dell'illuminazione - cioè di una vera felicità non condizionata da fattori esterni. Questo, però, è un discorso ulteriore rispetto al riconoscimento dei tre veleni in noi stessi e nel nostro ambiente, e varrebbe la pena di approfondirlo...

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