lunedì 21 novembre 2005

L'ingranaggio


L'ingranaggio quotidiano inizia a girare la mattina presto, con gesti ripetuti da sempre e per sempre. E poi l'automobile, il treno, il lavoro, gli impegni. Dentro di noi c'è un anelito alla libertà, alla spensieratezza che - man mano che maturiamo o invecchiamo - scende sempre più in fondo al cuore, si copre, si occulta. Quando, talvolta, capita che ne ridiventiamo coscienti, non lo ascriviamo quasi mai al presente, all'esperienza che viviamo ora, ma lo colleghiamo con il passato, con certi anni in gioventù o certi momenti particolari in cui ci sembrava che la gioia e la leggerezza potessero fiorire per sempre. Quello che ci rimane è uno sguardo critico, forse maturato nel tempo, sapiente per le esperienze accumulate, però alieno dalla freschezza giovanile, dall'ingenuità e dall'apertura vissuti un tempo - o perlomeno così ci sembra. Questa sensazione di disillusione e anche di conoscenza di "come-vanno-realmente-le-cose" è poi vera saggezza? Può essere la maturità del cuore e della mente diversa dalla gioia di vivere, dall'amore, dalla sollecitudine per gli altri, dalla vibrante sensazione di vita che sempre e comunque appartiene all'esperienza - anche quella quotidiana? Forse che il grigiore e la ripetizione non sono, ancor più che collegabili con l'ambiente in cui viviamo e che abbiamo costruito, legati a stati interiori? Dov'è che abbiamo perso la gioia, dove l'abbiamo occultata - sostituendola con una mente scaltra e con valori legati all'ambizione, all'avidità, all'aggressività, alla difesa e quant'altro? E soprattutto: è possibile tornare a respirare senza quel pesante bagaglio di conoscenze e di strategie che appesantisce la nostra vita e, tuttavia, continuare a tener fede ai propri impegni quotidiani?

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