lunedì 5 dicembre 2005

Relativismo e Nichilismo.


E' da un pò che certe autorità religiose - vedi Ratzinger - tuonano contro un fenomeno detto 'relativismo'. Se capisco bene si vuole intendere che, poiché la coscienza dell'uomo attuale mette in dubbio i dettami morali e religiosi tradizionali e non li segue più, da ciò origina il vuoto di valori cui assistiamo nel nostro mondo. A questo giudizio se ne accompagnano altri in sintonia con i precedenti, proferiti da quelle o da altre 'autorità', o anche da liberi pensatori, che si indignano contro il cosiddetto 'nichilismo' dei nostri tempi: poiché l'uomo, si dice in sostanza, dalla Rivoluzione Francese - o dall'Illuminismo - in poi ha cominciato a pensare criticamente, magari sbeffeggiando e distruggendo quanto fino ad allora era ritenuto sacro e inviolabile, ora è rimasto senza ideali, senza Dio, è solo con il 'nulla' creato dalla sua ragione. Il Relativismo e il Nichilismo, insomma, sono le madri di tutti i mali... Pur condividendo in parte l'opinione sul vuoto di valore dei nostri tempi - intendendo per 'valore' quello interiore, ideale e spirituale - oggi colmato dalla sola ricerca di valore nel senso economico e commerciale, vorrei esprimere questo: secondo me, se l'uomo è davvero caduto nel relativismo, è perché i valori religiosi su cui in precedenza faceva affidamento erano relativi; se si è arrivati al nichilismo, ciò è dovuto al fatto che l'idea del divino concepita in passato era totalmente nulla, una negazione della fede e della coscienza. Trovo pertanto assurdo che si invochi il ritorno a valori logori per poter riempire quel vuoto interiore cui ci si riferisce. Può esistere una religione o una religiosità profonda, che non dipende da fedi particolari, da autorità paternalistiche, da potentati ecclesiali o filosofici? Scoprendo ognuno in sé stesso l'insopprimibile ricerca della verità, del mistero della vita e della morte, quella fede genuina di cui ogni uomo è 'portatore sano', quella virtù che nasce dall'intelligenza e non dalla sottomissione, forse solo allora si potrà essere finalmente affrancati da religioni che - quelle sì - relativizzano l'individuo a favore del 'gregge' e nichilizzano la sua coscienza.

3 commenti:

  1. Il fatto che la Chiesa sia grande non significa che relativizza il singolo. Anzi, io mi sento valorizzata dall'appartenenza alla Chiesa. E grazie per la preoccupazione, ma la mia coscienza è accesa.
    postato da ella il 05/12/2005 20:35

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  2. Errato e tendenzioso. Relativismo significa che tutto può valere perché ogni cosa è relativa. Invece, fino a prova contraria, esistono delle cose che sono oggettivamente buone o oggettivamente cattive al di là dell'opinione di un individuo. Il nichilismo, invece, dice che nulla ha valore. Errato per lo stesso motivo di prima. Se proprio vuoi criticare la Chiesa, almeno informati prima su ciò di cui parli. E' anche abbastanza comodo (oltre che offensivo per molti) pensare che molti siano cristiani per obbedire ad un'autorità o per un caso particolare. Mentre il più delle volte (perché oggi credere significa andare controcorrente, contro il giudizio comune, contro chi fa la voce più grossa) si crede perché si trova una risposta affidabile alle proprie domande. Perché il papa può affacciarsi alla finestra e parlare, ma poi la finestra la richiude e chi lo vede più?
    postato da john il 05/12/2005 20:24

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  3. Chiedo scusa, forse non mi ero reso conto che qualcuno può realmente leggere queste mie riflessioni e, magari, anche restarne in qualche modo ferito: mi stavo abituando ad una sorta di dialogo introspettivo con interlocutori soltanto virtuali... Tuttavia sono lieto che, invece, vi siano persone 'reali' a leggermi, e ringrazio di questo: un dialogo, un confronto sono sempre motivo di arricchimento. Per venire all'argomento in questione, voglio dire che effettivamente a volte si generalizza pretendendo di sapere che cosa si agita nella coscienza altrui, giudicando troppo: è la stessa cosa che nel mio articolo contestavo al Papa o ai vescovi o alle autorità religiose in genere. E' giusto: la nostra coscienza di individui è accesa - come dice Ella - e nessuno approccio religioso può essere valido in senso assoluto, nel senso che debba essere applicato agli altri oltre che a sé stessi. E' vero che relativizzare troppo il bene e il male può essere errato, può far perdere il senso delle cose, tuttavia i veri valori dovrebbero risultare dal dialogo fra differenti opinioni ed essere condivisibili da tutti, cioè dovrebbero essere punti di incontro. Ciò che invece non è condivisibile in senso generale non è per questo privo di importanza, ma rimane patrimonio del singolo: ognuno deve poter seguire gli ideali che ritiene validi, senza per questo pensare che quelli degli altri siano relativi o inesistenti. Sono convinto che i valori cattolici abbiano grande pregnanza per chi li professa e li sente, e sono contento che esistano persone di fede che cercano di scoprire il senso profondo della vita, qualunque sia il loro approccio. Altri, però, possono avere punti di vista altrettanto validi e altrettanto consapevoli. L'Amore, forse, risulta proprio dall'accettazione di opinioni diverse dalla propria, pur rimanendo eventualmente convinti del proprio punto di vista. La Realtà è un diamante dalle tante sfaccettature e nessuno può dire di possedere la Verità Assoluta...
    postato da Maurizio il 06/12/2005 10:40

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