venerdì 23 dicembre 2005

Natale e solstizio.


Noto che sempre più, anche al livello dei mass-media, si fa strada la consapevolezza che il Natale cristiano si innesta su una festa antichissima, celebrata in tutte le culture primordiali e legata al solstizio d'inverno: il momento in cui - astronomicamente - la luce rinasce, perché è stato raggiunto il massimo di oscurità. Quindi, simbolicamente, un momento di grande speranza, di rinnovamento, di rinascita. Come nella nostra vita, quando tocchiamo il fondo: è proprio in quell'istante, spesso, che sappiamo finalmente trovare una nuova visione delle cose e la forza per reagire. Anche il Capodanno attuale ha lo stesso significato, cioè deriva sempre dai tradizionali festeggiamenti solstiziali - come i Saturnali dell'antica Roma. Naturalmente il Natale ha conservato soprattutto i significati apollinei, ascetici, religiosi, mentre il Capodanno è più dionisiaco e istintuale. Anche se, a dire la verità, come tutti quanti possiamo osservare, s'è tutto molto superficializzato e di rituale o di religioso è rimasto ben poco. Rimane il desiderio di novità, l'incontro con gli altri con la relativa condivisione (più o meno gradita) e un vago senso che qualcosa dovrebbe o potrebbe accadere...

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