mercoledì 7 dicembre 2005

Sull'orlo del Limbo...


La parola 'Limbo' deriva dal latino, con il significato di 'lembo, bordo, orlo, margine'. Per la teologìa cattolica di un tempo si indicava con questa parola la marginale regione post-mortem in cui andavano a stare in eterno le anime di tutti coloro che non erano stati battezzati e, quindi, non erano stati salvati dal peccato originale commesso da Adamo ed Eva. Una regione eternamente lontana dal contatto diretto con Dio, dove si può anche provare gioia, ma non la beatitudine dello spirito. Quindi - come attestato anche da Dante Alighieri nella Commedia - accoglie tutti i filosofi dell'antichità prima di Cristo, e anche tutti coloro che, pur non essendo grandi uomini o filosofi, non essendosi macchiati di peccati ma avendo condotto una vita retta (vissuti o viventi in tutte le epoche, anche quella odierna), tuttavia non sono liberi dalla suddetta macchia originaria. Credo che il battesimo in età infantile, deciso dai genitori e non come all'epoca di Gesù dall'individuo stesso, abbia proprio avuto soprattutto la funzione 'preventiva' di salvare da quella condizione spiacevole l'anima di quei bambini che - prima dell'età della ragione - fossero trapassati prima di poter accedere al sacramento. Certo, una volta la mortalità infantile era molto alta e, quindi, poteva essere necessaria questa sorta di 'vaccinazione' spirituale... Da queste concezioni deriva anche la resistenza della Chiesa - risalente più o meno al XIX secolo - ad accettare la pratica del parto con taglio cesareo: il rischio per il nascituro poteva essere quello di perire ancor prima di poter accedere al rito sacro. Oggi, però, a partire da alcuni pronunciamenti di Giovanni Paolo II per arrivare alle probabili future asserzioni ufficiali di Benedetto XVI, i teologi non ritengono di accreditare più l'ipotesi dell'esistenza del Limbo, preferendo affidare genericamente alla Misericordia di Dio il destino di quelle anime macchiate soltanto dalla genetica colpa dei progenitori: come dire che non si sa cosa sarà di loro, ma si spera bene, perché Dio è buono. Per lo stesso motivo, dico io, spero che potranno salvarsi le anime dei possibili abitanti di altre regioni dell'universo, di altri pianeti, perché non è ancora chiaro se il peccato di Adamo ed Eva riguardi anche loro, oppure se anche loro abbiano avuto l'incarnazione del figlio di Dio a redimerli: finora sembra di no, anche perché altrimenti Gesù verrebbe ad assomigliare ad una divinità induista con molteplici incarnazioni atte a salvare ovunque gli esseri viventi dall'ignoranza e dal peccato. Dubbio è anche il destino post-mortem degli animali - domestici e non - che Noè si premurò di salvare sull'Arca e che, però, pare che non abbiano un'anima. Cioè, hanno una mente rudimentale, dei sentimenti, delle emozioni, delle sensazioni, però sono come degli automatismi, qualcosa creato - tutt'al più - ad uso e beneficio dell'uomo, che è l'unica creatura che possa realmente definirsi vivente, cioè pienamente dotata di corpo e anima, completa. In qualche caso, con rituali particolari, gli animali vengono benedetti dal prete, forse per sottolineare che Dio nella sua misericordia infinita vuol bene anche a loro che sono soltanto corpo, natura, e non spirito. Oppure per rendere maggiormente proficuo e positivo il loro utilizzo da parte dell'uomo: come benedire un campo perché produca più raccolto, oppure un'automobile appena acquistata perché non faccia incidenti. Mi chiedo perché la Chiesa non abbia mai pensato di battezzare gli embrioni nel ventre materno per le stesse preventive motivazioni anzidette: essendo l'embrione già un individuo a tutti gli effetti, ciò non risolverebbe molte difficoltà? Certo, nascerebbe il problema se si possano o meno battezzare quelli in provetta, ma si sa: ogni problema, prima o poi, è risolvibile. Proprio come quello del Limbo...

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