mercoledì 1 febbraio 2006

Cercando Atlantide.


Chi, come me, è attratto dai percorsi alternativi della conoscenza e dell'esperienza, può essersi imbattuto nel mito del continente scomparso, l'Atlantide, rimanendone colpito e affascinato. Una civiltà superiore antichissima, un'era d'oro della saggezza, un nucleo di alta cultura che influenzò il mondo antico e di cui tutti siamo in qualche modo eredi: questo il racconto straordinario di Platone - e non solo suo - da cui origina una serie di ipotesi, di ricerche e osservazioni che si sono dipanate per tutte le ere e che giungono fino ad oggi. Naturalmente la scienza attuale, come in una gran parte di casi consimili, si limita a negare e ridurre, affermando che un continente in mezzo all'Atlantico non può essere mai esistito, che le coincidenze culturali nei paesi che stanno al di qua e al di là dell'Oceano hanno altre spiegazioni, eccetera. La Psicologia, dal canto suo, credo che non possa non interpretare questa idea di un'epoca aurea scomparsa riferendola all'infanzia o addirittura alla vita intra-uterina, condizioni nelle quali si aveva l'impressione di un'integrità, di un'interezza difficilmente replicabili nell'età adulta: il paradiso perduto non sarebbe altro che il ricordo mascherato di quelle condizioni. Nonostante, comunque, tutti i tentativi di riduzione a qualcos'altro, al non-è-altro-che, il mito dell'Atlantide resiste, continua a richiamare sempre nuovi appassionati e curiosi che riflettono e ricercano sull'argomento. Personalmente credo nell'esistenza di questa grande civiltà scomparsa dalla quale le culture antiche della nostra storia remota hanno derivato frammenti di conoscenza. Poiché le mie nozioni scientifiche ed oceanografiche sono scarse, non ho difficoltà a pensare che fosse situata proprio dove Platone indicò - cioè in un continente sull'Oceano Atlantico - riconoscendo al grande Iniziato tutta la stima e la credibilità che si merita. Credo a coloro che individuano nelle Isole Canarie, nelle Azzorre, nell'Isola di capo Verde, le cime delle montagne del continente inabissato. Per questo motivo ho l'impressione che - ad esempio - Tenerife, l'isola dell'eterna primavera, con la sua grande montagna, il Teide, possa offrire molto di più che spiagge e relax: credo che là possano esservi le vestigia di un lontanissimo passato. Vestigia presenti sia nei miti degli abitanti aborigeni delle Canarie - i Guanches, sia nel territorio: Thor Heyerdhal vi rinvenì i resti di piramidi a gradoni abbastanza simili a quelle sudamericane e probabilmente vi si può trovare molto altro ancora, come il fatto sorprendente che gli aborigeni mummificavano i loro morti - pur avendo per altri versi una civiltà semplice e primitiva... Qui mi interrompo, perché sono in partenza: a Tenerife in realtà ci sto andando, come praticamente faccio appena posso da parecchi anni. Non è solo una questione di teoria: in quell'isola io e la mia compagna assaporiamo qualcosa di ulteriore. Forse è il mito del paradiso perduto, forse è la speranza in una futura Atlantide - cioè in un mondo migliore - ma laggiù ci sembra di avvertire un pò di quella serenità, di quella felicità, di quella commozione e di quel benessere che per noi è il senso vero della vacanza. Ciò è già moltissimo. Grazie, Tenerife!

1 commento:

  1. Cosa c'è di più bello della natura, di una terra poco contaminata o di un Eden (vedi a Papua!) sconosciuto che appare in tutto il suo splendore ai nostri occhi. Di fronte a tutta questa ricchezza, non c'è più bisogno di dimostrare l'esistenza del creatore, perché DIO è lì nella bellezza ed è anche nel nostro stupore. Divertiti Maurizio, fallo anche per me che non potrò mai vedere quel che tu vedrai... Sii felice, sempre! Un caro abbraccio. Ciao! Alessio.
    postato da pattialessio il 09/02/2006 20:06

    RispondiElimina