
Ci risiamo. Di nuovo lo spaventoso pericolo dei Pacs e gli anatemi del clero contro la disgregazione della famiglia tradizionale. Mi chiedo come mai in Spagna – a quanto ne so - non ci sia stata tutta questa lotta, questo clamore, queste decisioni sofferte, queste alzate di scudi. Mi chiedo se la Spagna non rappresenti l’abisso della perdizione e dell’inferno, se si stia davvero disgregando socialmente e moralmente sotto i nostri occhi. Per non parlare, poi, di altri paesi europei che, a questo punto, hanno nell’Italia – anzi, in una parte di essa, la più “illuminata” e liberale - l’alto esempio dell’integrità morale, della coscienza assoluta, della perfetta comprensione dei dettami divini. Scusate lo “sfogo”, però certe volte mi sembra che stiamo facendo una sorta di gioco inconsapevole e perciò tragico, una commedia di cui non percepiamo più il ridicolo, l’assurdità o la possibile ironia – convinti di essere “seri” e ragionevoli. Mi spiego meglio: guardiamo per un istante con gli occhi della mente all’infinita o indefinita molteplicità dei mondi, degli universi, delle galassie, dei cosmi, a questa potente e meravigliosa e straordinaria esplosione di vita. Riflettiamo sulle molteplici forme che essa assume, facendo per esempio sopravvivere dei microrganismi in condizioni biologiche incredibili, anche in acidi potentissimi. Stelle e batteri, supernove e buchi neri e quant’altro di ancora inconoscibile, cui la nostra scienza non può tutt’ora che avvicinarsi da lontano oppure non avvicinarsi affatto - perché al confronto è soltanto il balbettio di un infante. Pensiamo, oltre che all’incanto e allo stupore che ci evoca la vita universale, alla profondità della morte, alla sua incomprensibilità, al mistero incommensurabile che in essa percepiamo… Ebbene di fronte a tutto ciò… che ci sorprende, che ci apre il cuore e la mente, che ci fa meditare, che ci terrorizza con il suo “tremendum”, con il suo fascino… di fronte a tutto ciò… ecco la Famiglia, composta così e cosà, Uomo e Donna, la riproduzione come fine, voluta così e cosà da Dio stesso che ce lo ha fatto sapere attraverso le Scritture, i Profeti, i Prelati vestiti con tonache colorate, con tiare e paramenti maestosi e impreziositi da anelli e monili. I Prelati sanno quali Scritture sono da considerarsi Testi Sacri e quali no, conoscono con certezza ciò che Dio pensa, vuole e comanda, quali sono la Sua morale e la Sua etica, e ci istruiscono sulla Sua Idea della Famiglia – la Sua, beninteso, non la loro! Perché loro sono i Portavoce del Padreterno. In Sua vece comminano punizioni, sanzionano, giudicano, moralizzano, entrano nella vita privata delle persone, la indirizzano secondo il Bene e il Giusto. Forse sono troppo polemico: posso offendere coloro che, in buona fede, vogliono comportarsi bene e desiderano conoscere una linea di condotta per non contravvenire alle leggi divine. Me ne dispiace e mi scuso, però non posso fare a meno di pensare che dobbiamo smetterla di proiettare sull’Assoluto, sulla Legge Universale, sulla Vita, sulla Natura, su Dio, le nostre opinioni limitate e i nostri umani pregiudizi. Penso che dovremmo lasciare un pò di spazio affinché la componente divina presente in noi stessi e in tutto parli da sé al nostro cuore, senza interpreti, senza paure. Questo non significa che dobbiamo comportarci secondo l’arbitrio del momento, che dobbiamo agire male in preda al diavolo – come sbandierano i presunti moralizzatori. Dico solo che, secondo me, una persona eticamente e moralmente corretta non dice agli altri cosa devono fare, ma lo fa in prima persona, magari in silenzio. Credo inoltre che non abbia la pretesa di conoscere il Volere di Dio o la Legge Universa, ma la vada scoprendo ogni giorno e ogni momento nella propria vita. Penso che una tale scoperta sia come un’avventura sempre nuova, che in essa via sia stupore, meraviglia, ammirazione e rispetto per la molteplicità infinita di modi e di forme attraverso le quali il divino si esprime, senza limitarsi ad una sola modalità approvata e sigillata da sempre e per sempre dalle Alte Gerarchie Ecclesiali. Come si può far entrare il mare in un bicchier d’acqua? Come si può costringere la Vita in uno schemino didascalico?