sabato 27 gennaio 2007

A sua immagine e somiglianza.


Uno dei curiosi ribaltamenti concettuali della Bibbia - oltre a quello di cui già ho scritto dell'uomo che genera la donna invece che l'inverso - è contenuto nella famosa frase di Genesi (I, 26): "E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza..."" Credo che una interpretazione troppo letterale di questa dichiarazione possa essere veramente un pò assurda e soggetta ad ironia. Per esempio: essa significa forse che Dio ha testa, braccia e gambe, organi interni, organi escretori e di riproduzione, uno scheletro, eccetera? Di che colore sono i suoi capelli, gli occhi? Ha la barba? Veramente il suo aspetto è quello di un autorevole e anziano patriarca di razza caucasica? C'è stato un momento in cui era giovane? I negri, le donne, i cinesi non sono a immagine di Dio? Per queste evidenti limitazioni del senso letterale della frase, e per non cadere nel ridicolo, oggi si preferisce lasciarla nel vago e interpretarla come un riferimento allo spirito, cioè ad una qualche essenza spirituale che è nell'uomo e che si relaziona con la somma essenza spirituale che è Dio. Tuttavia rimangono dei dubbi: per esempio, gli animali che posto hanno? Essi non sono ad immagine di Dio, quindi sono presumibilmente dei puri aggregati materiali - non hanno neanche una particella di spirito divino. Però, se così fosse, esisterebbero delle entità, delle creature, che non hanno Dio in sé, quindi a priori lontane da Lui: non voglio dilungarmi, ma ciò comporterebbe grossi problemi logici e filosofici visto che, se Dio è Assoluto, allora bisognerebbe ammettere che tutta la creazione, la manifestazione cosmica, anche i soli, i pianeti, lo spazio, i vegetali, i fiumi, la materia, sono a Sua immagine e somiglianza, non essendo logicamente possibile che esista una qualsiasi cosa priva della presenza di Dio, e della "somiglianza" con Dio - altrimenti esisterebbe Dio e questo "qualcosa" che non è a sua immagine, quindi Dio non sarebbe più Assoluto. Riflettendo bene, a me sembra che sia vero l'inverso della famosa frase: è l'uomo che crea Dio a sua immagine e somiglianza, a seconda della sua evoluzione, della sua cultura, delle sue limitazioni. Anche su un insieme indistinto come possono esserlo le nuvole, dalla forma vaga e cangiante, l'uomo riesce a vedere qualcosa che a lui risulta conosciuto e familiare. Tanto più sul divino: essendo qualcosa di ulteriore rispetto alla normale esperienza, qualcosa che trascende la mente ordinaria, è molto facile che su di esso l'uomo si faccia le idee più strampalate, secondo le limitazioni della sua logica soggetta ad evoluzione. Così il nomade del deserto vede Dio come un capo-tribù, spesso altrettanto giudicante e feroce. Poi queste idee diventano tradizionali, vengono ripetute e assimilate per generazioni, e così diventa difficilissimo distaccarsi da esse anche quando le condizioni storiche e culturali sono mutate e non ci sarebbe più bisogno di vecchie rappresentazioni. Sicuramente oggi l'uomo sta cercando di farsi un'altra idea di Dio, che sia più a sua immagine e somiglianza, che sia in linea con i suoi attuali bisogni. Il piano divino, la dimensione spirituale e religiosa, sono elementi essenziali che fanno parte dell'esistenza, dell'integrità della visione del mondo, del cuore. Tuttavia, credo, periodicamente hanno bisogno di una riformulazione e di un approfondimento.

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