martedì 24 gennaio 2006

Pacs e pax.


Il Vaticano non trova pace con i Pacs, le cosiddette "coppie di fatto" - cioè (lasciando per il momento da parte la questione degli omosessuali) coloro che non si sono sposati ma convivono. In pratica, in un certo senso, stiamo parlando di chi vive come fosse sposato, cioè che costituisce una coppia stabile, ma la cui unione non è stata ratificata e benedetta dalla Chiesa. Mi chiedo se anche chi si sposa soltanto civilmente faccia parte della stessa categoria agli occhi della Chiesa Cattolica. Però la sigla Pa.C.S. sta per patto civile di solidarietà e sottintende un riconoscimento di diritti giuridici e altro per coppie conviventi che non sono sposate ufficialmente in alcun modo. Forse, allora, il Vaticano si disinteressa di chi contrae matrimonio soltanto in Comune perché, in un certo senso, in questo modo è come se dichiarasse di non essere cattolico (?), quindi di non far parte del gregge, mentre i "Pacs" (inteso come sostantivo che indica le coppie anzidette) potrebbero forse farne parte senza tuttavia decidersi a sacralizzare l'unione. La Chiesa - dice - parla soltanto per i cattolici. Da ciò desumo che parla soltanto per quella percentuale di Pacs che si considera cattolica, perché vi saranno anche Pacs atei, Pacs di altre confessioni (ai quali, tutt'al più, dovrebbero parlare altri capi religiosi), Pacs che non hanno preso nessuna posizione confessionale, Pacs che si considerano uniti senza che per questo debbano svolgere una qualche forma di rito presso qualche forma di istituzione. Il Pacs cattolico professante, giustamente, deve sposarsi, altrimenti cade in contraddizione: se crede che Dio possa benedire la sua unione soltanto attraverso l'intercessione della Chiesa, allora perché non sposarsi? Se non ci crede, allora perché si sente cattolico? Anzi, la sua unione è una forma di peccato, anche abbastanza grave, perché il Matrimonio è un sacramento cardine nella morale cattolica. Come per l'uso degli anticoncezionali: è peccato perché Dio vuole che si procrei, altrimenti che ci si sposa a fare? Se qualche Pacs cattolico pensa che la Chiesa possa sbagliare ed avere posizioni troppo conservatrici, lo invito a riflettere che anche questa opinione è un errore grave, perché la Chiesa è indirizzata dallo Spirito Santo e, quindi, quel che dice non può essere oggetto di valutazioni troppo "secolari" e legate ai tempi. Il Vaticano, quindi, può stare in Pax: la sua posizione, per definizione, è corretta ed è di guida per il Pacs cattolico. Spero soltanto che la Chiesa, con altrettanta lungimiranza, conceda agli altri Pacs - quelli non cattolici, quelli di altre fedi e altre opinioni - di gestire la loro vita e di portare avanti le loro battaglie come meglio credono. Del resto, se lo Stato riconoscesse dei diritti alle coppie-di-fatto (quindi ratificasse una situazione comunque già esistente), questo non significherebbe che i cattolici coglierebbero tutti l'occasione per evitare di sposarsi in Chiesa! Va bene che fanno parte del "gregge" e quindi possono smarrirsi se non vengono paternalisticamente guidati, ma non credo che siano così tanto poco autonomi da fare certe cose senza riflettere e - per di più - in modo contrario alla loro fede! No?

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