venerdì 13 gennaio 2006

Papa e famiglia.


Non passa occasione che Benedetto XVI non si senta in dovere di esprimere la sua opinione sulla famiglia e sul pericolo di deviare da una sana concezione tradizionale. Al di là delle possibili argomentazioni pro o contro le opinioni del Papa - conservatorismo, chiusura, apertura, relativismo, evoluzionismo, nichilismo, progressismo e quant'altro si possa mettere in campo - mi viene un dubbio: come mai i preti cattolici, strenui difensori della famiglia stabile, stutturata come maschio-femmina con l'obiettivo della proliferazione, sono così legati anche al vincolo del celibato? Intendo dire che nella loro vita (almeno formalmente) non c'è traccia del nucleo stesso dell'unione familiare, cioè della coppia eterosessuale e feconda: in questo non sono certo d'esempio. Forse perché la completa dedizione a Dio deve di fatto escludere la partecipazione alla vita generativa? E se, per assurdo, grandi fasce della popolazione mondiale, mettiamo la maggioranza, decidesse di votarsi al celibato per meglio comprendere o servire Dio? La conseguente possibile estinzione del genere umano sarebbe una degna offerta per il Creatore? Eppure, almeno biologicamente, Dio non sembra che abbia strutturato le creature pensando all'astinenza e al celibato: astenersi dal procreare per compiacerLo potrebbe quasi assere analogo a diventare anoressici al fine di onorarLo oppure per non essere distratti nella ricerca di Dio dall'istinto ad alimentarsi. Strano, perché i "Fratelli Maggiori", cioè gli ebrei, alla cui religione Gesù stesso è appartenuto, non sembrano pensarci proprio al celibato: anzi, per loro il compito dell'uomo è proprio quello di farsi una famiglia - come, del resto, confermano continuamente i loro testi sacri. Ammettendo pure che per meglio cercare Dio o per servirLo occorra davvero evitare di occuparsi della famiglia o delle questioni ad essa legate perché 'distraggono' dal colloquio con il divino e impegnano in questioni puramente mondane, allora perché il Papa se ne occupa tanto? Non teme di distrarsi troppo, e di impegnarsi in un campo che, invece, diventando sacerdote, ha inteso lasciarsi alle spalle? Certo, un sacerdote potrebbe avere uno sguardo più chiaro sulla morale familiare, proprio perché non essendo direttamente implicato possiede il necessario distacco; ma allora anche il laico potrebbe possedere il distacco necessario riguardo alle "cose di Dio", non essendo direttamente implicato. E quindi potrebbe consigliare il sacerdote sul modo migliore di condurre la sua missione. Per esempio potrebbe suggerire che tipo di slancio mistico sia più consono ad una reale unione con Dio, quale forma di preghiera sia lecita e quale no; e di che cosa il Papa debba realmente occuparsi per non tradire la sua missione e per ottemperare al suo voto sacerdotale di povertà, di umiltà, di guida spirituale, di abbandono degli affari del mondo.

2 commenti:

  1. Maurizio, non sai quanto ti apprezzi e quanto ammiro l'eleganza con la quale tu scrivi. Mi dispiace che tu non hai tanta visibilità (non l'ho nemmeno io!) perché meriteresti molto di più. Veniamo al tuo post! Rifiutarsi di procreare è il peccato più grande che un credente possa commettere nei confronti di Dio. Ci è stato comandato: siate a mia immagine e somiglianza e procuratemi altre immagini di me, moltiplicando l'uomo sulla terra. Chi non lo fa e avversa contro la creazione, di fatto, attacca Dio e impedisce a Lui di avere altre immagini di sé... che in fondo è ciò che vuole Satana, ridurre al lumicino il figlio dell'uomo, far scomparire dalla terra le immagini e le somiglianze di Dio, ovverosia l'uomo! Fino a che ci sarà un solo uomo... Dio è salvo! Non ti scandalizzare di quel che scrivo... pensaci se vuoi attentamente e vienimi a trovare anche presso quest'altro blog: http://asconditadidio.blog.tiscali.it/. Un caro saluto a te! Alessio.
    postato da pattialessio il 14/01/2006 20:13

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  2. Caro Alessio, ti ringrazio per i complimenti, ma non esagerare: rischio di montarmi la testa! Non mi scandalizzo per le tue argomentazioni, tutt'altro: penso che una ricerca sincera, di cuore, presto o tardi giungerà ad una visione illuminata delle cose. Solo una cosa mi lascia un pò perplesso: vista l'intuizione fondamentale del Deus Absconditus - cioè del Mistero divino - mi chiedo come si possa conoscere con certezza assoluta quale sia l'intendimento di Dio, cosa sia peccato e cosa no. Ferma restando l'importanza dei convincimenti personali, che rappresentano le nostre preziose elaborazioni sulla vita e la responsabilità che ci assumiamo di esse, ho l'impressione che la 'logica' di ciò che chiamiamo 'Dio', della Verità, sia sempre un poco più in là, per così dire oltre la nostra mente. Leggerò l'altro tuo sito. A presto.
    postato da Maurizio il 16/01/2006 10:53

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